Meditazione

Meditare, un termine molto usato da sempre, credo di averlo tra i vocaboli “noti” già da quando ero bambino, quando ne combinavo una dietro l’altra e proprio mio padre spesso usava questa parola per spingermi a pensare e a capire quale conseguenza si nascondesse dietro ogni mio gesto. E così da sempre ho avuto la certezza che meditare significasse appunto pensare, ragionare su un qualcosa, per coglierne ogni piccola sfumatura. Solo oggi, mi rendo conto di quanto fossi esattamente all’estremo opposto rispetto al vero significato di quella parola che è capace di racchiudere al suo interno la vastità dell’intero universo, racchiusa nulla più assoluto.

Eh sì, perché per meditare bisogna svuotare la mente dai pensieri e mettersi in ascolto. In ascolto di cosa esattamente? Esattamente del nulla, e in questo nulla, trovare tutto ciò che ci serve. Come si pratica la meditazione? Come ci si sistema? Innanzitutto si sceglie un luogo tranquillo, al chiuso o all’aperto, un posto dove non essere disturbati. Io ho sempre amato sedermi in mezzo alla natura, rimanere li per ore ad osservare e ascoltare i suoi movimenti ed i suoi suoni; così facendo mi sono sempre sentito  trasportato verso una dimensione più sottile, alleggerito da qualsiasi peso, con una sola azione da compiere: respirare. E allora da questo sono partito, costruendo, un frammento per volta quello che oggi è il mio modo.

La prima cosa che faccio è stare a piedi nudi, sentire il contatto con la terra; questo mi mette profondamente a mio agio, mi fa sentire  un tutt’uno con l’elemento che mi sostiene, creando un canale di comunicazione attraverso il quale scorre l’energia. Lascio la mia pelle il più possibile libera dagli indumenti, compatibilmente con la temperatura e la stagione ovviamente. Se necessario uso una coperta leggera dalla quale lasciarmi abbracciare, e poi mi metto seduto, con le gambe incrociate. Nel caso non ci sia l’abitudine a farlo, ci si può sedere anche nella maniera classica su una sedia o un cuscino; quello che davvero conta è che la schiena rimanga ben distesa ed il respiro sia libero.

Poi prendo sempre qualche istante per fare alcuni respiri completi, focalizzandomi sull’espirazione, lasciando che tutto quello che avverto come pesante dentro di me, possa trovare la via per uscire, lasciarmi libero. Chiudo gli occhi, continuo a respirare, ascoltando il suono dei battiti del cuore, e quello dell’aria che attraversa la gola. Sento il soffio del vento che accarezza la mia pelle, a tratti dolcemente, a tratti in maniera più decisa. É là che si sposta la mia coscienza e da quel momento la mia mente resta immobile. Da quel momento non sono più io il protagonista,  nessun faro è più puntato su di me, nessuno sguardo a giudicarmi, soprattutto il mio. Solo ascolto, percezione amplificata di ogni singola cellula. Non devo più fare, non devo più dire,non devo più pensare…non devo..

E sono libero di sentirmi e di sentire.