Oggi parliamo di mitologia, di una delle tante storie legate agli asana e ai loro nomi: Eka pada Koundinyasana
Questa posizione porta il nome di un saggio, Koundinya, il quale faceva parte del gruppo dei cinque saggi che vivevano alla corte del raja Suddhodana, futuro padre di Siddharta. Quando Maya, la sua bellissima moglie rimase incinta, il re convocò a corte tutti i suoi saggi e chiese loro quale sarebbe stato il futuro del figlio. Tutti i saggi predissero la grandezza di Siddharta, ma solo Koundinya raccontò al re la verità sino in fondo.
Disse che Siddharta avrebbe sì regnato, ma in un regno senza regno, su di un trono senza trono. Il re spaventato da questa premonizione, se la prese con Koundinya, il quale cacciandolo via dal regno, e una volta che nacque il figlio, lo tenne rinchiuso nel castello finchè potè. Ma un giorno Siddharta riuscì ad uscire dalla sua gabbia dorata, e vide il mondo come realmente era, in tutta la sua cruda realtà. Questo lo sconvolse, e decise quindi di lasciare il regno con tutte le sue ricchezze e andò alla ricerca dell’illuminazione. Fu proprio durante questa sua ricerca che incontrò Koundinya, con il quale condivise una parte del suo percorso ascetico.
Posizione di equilibrio sulle mani, una vera e propria via di equilibrio tra forza ed elasticità, in cui il bilanciamento tra queste due cose, tra parte bassa e parte alta del corpo, tra la parte fisica e spirituale, rappresenta l’armonia che bisogna avere nella nostra vita.